La decisione della Camera di negare l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano rappresenta un atto di equilibrio istituzionale e di rispetto per il principio di responsabilità politica, che non deve mai essere confuso con la persecuzione giudiziaria dell’azione di governo.
La vicenda del generale libico Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale e fermato a Torino prima di essere rimpatriato con un volo di Stato, ha sollevato interrogativi complessi che intrecciano diritto internazionale, sicurezza nazionale e politica estera.
In un contesto simile, è doveroso che la Camera tuteli la prerogativa dell’Esecutivo di agire nell’interesse superiore dello Stato, soprattutto quando si tratta di decisioni delicate, prese nell’ambito delle relazioni tra governi e della gestione di casi sensibili che coinvolgono equilibri geopolitici e questioni di ordine pubblico.
Il voto segreto, che ha confermato la linea della Giunta contraria all’autorizzazione, ha ribadito la fiducia del Parlamento nelle istituzioni e nella correttezza dell’operato dei ministri. Non si tratta di un atto di impunità, ma di un riconoscimento del fatto che la responsabilità politica di simili scelte deve essere valutata nella sede propria, quella parlamentare, e non nei tribunali.
Gli applausi della maggioranza non sono stati una manifestazione di partigianeria, bensì il segno di una consapevolezza: che lo Stato deve poter agire, quando la sicurezza nazionale e la coerenza diplomatica lo esigono, senza essere paralizzato dal timore di un’inchiesta giudiziaria.
In tempi in cui la separazione dei poteri viene spesso fraintesa o piegata a logiche di contrapposizione, la decisione della Camera riafferma il principio che la politica, nel rispetto delle leggi e delle istituzioni, deve poter esercitare la propria autonomia di giudizio.
In definitiva, il voto odierno è un segnale di maturità democratica e di fiducia nell’equilibrio dei poteri, un richiamo alla responsabilità di tutti gli attori della vita pubblica a difendere non solo la legalità formale, ma anche la legittimità sostanziale delle scelte di governo in nome dell’interesse nazionale.
