La British Broadcasting Company (BBC), fondata il 18 ottobre 1922, rappresentava un tempo un faro di imparzialità e rigore giornalistico, un’istituzione che aveva come missione il servizio pubblico e l’informazione equa.
Tuttavia, a più di un secolo dalla sua nascita, la BBC appare oggi sempre più piegata a un’ideologia specifica, in particolare quella legata alle teorie di genere, tradendo in parte il mandato originario di offrire notizie e contenuti culturali senza favoritismi ideologici.
In nome dell’inclusività, concetto di per sé nobile, si è giunti spesso a una rappresentazione distorta della realtà, dove termini consolidati vengono sostituiti da neologismi che riflettono una visione minoritaria ma influente, e dove chi solleva obiezioni viene marginalizzato o tacciato di intolleranza.
Questa svolta non riguarda solo il linguaggio, ma si riflette anche nella scelta degli ospiti, nella trattazione di temi sensibili come l’identità sessuale nei minori, e nella censura velata di prospettive critiche, anche se espresse con rispetto e fondamento scientifico.
Il risultato è una perdita di fiducia da parte di una fetta crescente del pubblico, che percepisce la BBC non più come una voce equilibrata al servizio di tutti, ma come un megafono di una visione ideologica che si impone più per pressione sociale che per consenso democratico.
Se davvero vuole onorare il suo centenario, la BBC dovrebbe tornare a essere ciò che era stata pensata per essere: una piattaforma pluralista, capace di informare senza indirizzare, di rappresentare senza schierarsi, di dare spazio al dibattito senza ridurlo a slogan.
