Il 18 ottobre 1977 segna una data cruciale nella storia della Repubblica Italiana e della sua lotta contro il terrorismo, la criminalità organizzata e le minacce estreme alla sicurezza nazionale: nasce ufficialmente il GIS, il Gruppo di Intervento Speciale dei Carabinieri.
Questa unità d’élite, creata in un periodo segnato dal terrorismo delle Brigate Rosse e da tensioni interne gravissime – si pensi al rapimento e all’assassinio dell’onorevole Aldo Moro pochi mesi dopo, nel 1978 – rappresentò fin da subito una risposta netta e risoluta dello Stato alla necessità di disporre di reparti addestrati, equipaggiati e pronti ad affrontare situazioni ad altissimo rischio.
Il GIS non fu solo un prodotto del momento storico: fu il frutto di una visione lungimirante che vedeva nel contrasto alle minacce asimmetriche e nella capacità di reazione rapida una necessità strategica per garantire la sicurezza della Repubblica.
Il GIS non è una semplice unità speciale: è una fucina di uomini selezionati con criteri rigorosissimi, sottoposti a un addestramento estremo, che unisce le tecniche di combattimento più avanzate, la gestione delle situazioni ostili, la capacità di operare in ambienti urbani e rurali, la prontezza mentale e la disciplina assoluta.
Sono carabinieri con una doppia anima: quella del militare e quella dell’operatore speciale, pronti a intervenire laddove nessun altro può arrivare.
Nel corso degli anni, il GIS ha preso parte a numerose operazioni fondamentali, spesso nel riserbo più assoluto. Dalla liberazione di ostaggi, alla cattura di pericolosi latitanti, fino al contrasto diretto al terrorismo internazionale, il GIS ha dimostrato una capacità operativa di livello internazionale, guadagnandosi il rispetto di tutte le forze speciali del mondo.
In questa storia di dedizione, coraggio e silenzioso eroismo, un nome emerge su tutti come simbolo e testimonianza vivente di ciò che significa appartenere al GIS: il Comandante Alfa.
Di lui si sa poco, come è giusto che sia. Il volto è coperto da un passamontagna, la vera identità custodita nel segreto, eppure la sua figura è diventata emblematica.
Alfa ha dedicato la sua vita al GIS, ha partecipato a missioni tra le più rischiose, ha formato intere generazioni di operatori e, soprattutto, ha portato al grande pubblico – attraverso interviste e libri – una consapevolezza profonda del valore umano, psicologico e patriottico che anima chi sceglie la via del silenzio e del dovere assoluto.
Non è un eroe da copertina: è il simbolo di una dedizione che si consuma lontano dai riflettori, dove ogni giorno si mette a rischio la vita per proteggere quella degli altri.
Il suo racconto, sempre misurato, mai trionfalistico, restituisce la dimensione reale di cosa significhi servire lo Stato con un’etica incrollabile.
A distanza di decenni dalla sua fondazione, il GIS resta una delle espressioni più alte della professionalità e del valore delle Forze Armate italiane.
Non è solo un reparto operativo: è un’idea, una visione, un esempio. In un’epoca in cui le minacce evolvono costantemente e la sicurezza richiede competenze sempre più avanzate, sapere che esiste un reparto come il GIS – e uomini come il Comandante Alfa – è una garanzia di stabilità, serietà e amore per la patria.
Celebrare oggi la nascita del GIS significa non solo ricordare un evento storico, ma rendere onore a un patrimonio di valori, sacrificio e dedizione che continua a vivere nell’anonimato dei suoi operatori e nell’efficacia silenziosa delle sue missioni.
