Il 5 novembre 1937 rappresenta una delle date più sinistre e decisive della storia contemporanea: quel giorno, nel silenzio ovattato della Cancelleria del Reich, Adolf Hitler convocò una riunione segreta con i vertici militari e diplomatici della Germania, rivelando apertamente le sue intenzioni di espansione e di guerra per conquistare il cosiddetto “spazio vitale” (Lebensraum) per il popolo tedesco.
L’incontro, reso celebre dalla successiva “Memorandum Hossbach”, dal nome del colonnello che ne redasse il verbale, non fu una semplice esposizione di principi ideologici, ma un vero atto di pianificazione strategica che segnava il passaggio definitivo dalla politica di revisionismo dei trattati di Versailles a un programma esplicitamente imperialista e bellicoso. Hitler dichiarò che il futuro della Germania dipendeva dalla conquista di nuovi territori, specialmente a est, e che tale obiettivo doveva essere raggiunto con la forza, prima che gli altri poteri europei potessero reagire.
L’idea del “Lebensraum” non era nuova: era da anni un pilastro della visione del mondo hitleriana, un miscuglio di darwinismo sociale, nazionalismo esasperato e razzismo pseudoscientifico che vedeva il popolo tedesco come una razza superiore, destinata a dominare e a colonizzare l’Europa orientale a spese dei popoli slavi, considerati inferiori.
Ma quella riunione segnò la transizione dalla teoria alla prassi, dalla retorica ideologica alla decisione operativa. I generali ascoltarono con sorpresa e inquietudine, alcuni con aperta opposizione, come Ludwig Beck e Werner von Fritsch, che percepirono in quelle parole il preludio a una catastrofe. Hitler, invece, era convinto che l’Europa occidentale non avrebbe reagito con fermezza, persuaso dalla debolezza dimostrata dalle democrazie liberali durante la crisi etiopica e la guerra civile spagnola.
La riunione del 5 novembre 1937, dunque, fu il preludio di una catena di eventi che avrebbe condotto alla dissoluzione della pace europea: l’Anschluss con l’Austria nel marzo 1938, la crisi dei Sudeti e l’annessione della Cecoslovacchia, fino all’invasione della Polonia nel settembre 1939.
In retrospettiva, quel giorno appare come il momento in cui Hitler, già padrone della Germania totalitaria, divenne anche l’architetto di una guerra mondiale. La cieca fiducia nella violenza come strumento politico e la convinzione di essere l’uomo della Provvidenza, incaricato di riforgiare il destino tedesco, si unirono a una visione paranoica delle relazioni internazionali.
La riunione segreta del novembre 1937 è quindi uno spartiacque morale e storico: da quel momento in poi, ogni ambiguità sull’intenzione aggressiva del regime nazista venne meno. Se fino ad allora si poteva pensare a una Germania che rivendicava giustizia storica o dignità nazionale, da quella data emerse una Germania che preparava scientemente la guerra, l’assoggettamento dei popoli e il dominio del continente. È un monito che resta vivo nella memoria europea: dietro le porte chiuse di un palazzo, in una stanza di uomini convinti della propria missione storica, nacque la decisione che avrebbe incendiato il mondo e cambiato per sempre il corso del XX secolo.

l’intento di Hitler era riunire il popolo tedesco e sottrarlo alla dittatura del Bolshevismo, visti gli effetti della Repubblica di Weimar in Germania e della Rivoluzione Bolshevica in Russia con i suoi intenti di espansione a ovest. Ha sempre cercato la pace con gli inglesi nella speranza che si unissero allo sforzo di arginare il Bolshevismo, da cui anche il lasciarli esfiltrare da Dunkerque, le oltre 40 offerte di pace a Churchill e il tentativo diretto, eroico, estremo di raggiungere direttamente re Giorgio attraverso Rudolf Hess, solo per fare degli esempi. La guerra fu voluta dagli inglesi con l’apparente argomento di sottrarre mezza Polonia al dominio nazista per poi regalare l’intera Polonia, mezza Germania, Ungheria, Romania, paesi Baltici, Jugoslavia, Cecoslovacchia, … al dominio della peggior dittatura della storia, quella Bolshevica dopo aver sterminato decine di milioni di civili tedeschi con il dichiarato obiettivo di sterminarli. Purtroppo vedo che anche su questa sana rubrica si segue la via facile del Male assoluto, del Cattivo assoluto, della Colpa assoluta, così da stare bene al sicuro dalla parte del come la pensano tutti. O quasi tutti. Gioco facile ma che non rende onore alla storia e alle decine di milioni di tedeschi che hanno tributato piena fiducia nel Fuhrer. Anche se doloroso, bisogna avere il coraggio della verità che, normalmente, va oltre i facili stigmatismi, i ripetuti dogmi della storiografia ufficiale. Vi auguro pertanto buon lavoro e un felice proseguimento nella ricerca della verità storica che dovrà essere sempre, necessariamente, aperta a revisioni in funzione del reperimento di nuovi documenti, studi e ricerche.